sabato 28 giugno 2008

Organizzazione di un Nuraghe.

Nella camera del piano terra di un Nuraghe, ci doveva essere almeno un soppalco, a volte due.
Lo spazio utilizzabile nei Nuraghi era poco, quindi doveva essere sfruttato al massimo.
Bastavano quattro pali di 20 centimetri di diametro, alti 2 metri ( o anche meno ), e su di essi si poteva costruire un soppalco, con pali spianati a formare un pavimento solido e praticabile, accessibile dal corridoio, con una scaletta.

La vita nel Nuraghe si svolgeva in modo diverso, a seconda delle stagioni.
In inverno, con il freddo, si usava il piano terra come una stalla per il gregge, che di notte si rinchiudeva dentro. Le nicchie, chiuse da una griglia di legno e riempite di fieno, venivano utilizzate come ottime mangiatoie. Nel soppalco, sul legno e sopra il fieno secco, poteva dormire, al caldo naturale, tutta la famiglia.
Nel Nuraghe, edificio con una grandissima inerzia termica, la temperatura era costante e mantenuta elevata dal calore del metabolismo animale. In questo modo era garantito il riposo notturno in un ambiente caldo, asciutto e salutare.
La porta chiusa, impediva la perdita del calore interno, la finestrella ( “di scarico” ) garantiva il ricambio d’aria e serviva a scorgere il primo chiarore del giorno.

Davanti al Nuraghe, nel cortile adiacente, ci potevano essere delle tettoie, e/o capanne ( tipo pinnette ), dove si viveva e si lavorava durante il giorno.
C’era bisogno di luce, per qualsiasi lavoro, e la tettoia, riparata e chiusa dal lato più freddo e aperta verso Sud-Est, offriva luce e spazio adeguato.
Una capanna per accendere il fuoco, dove fare il formaggio e cucinare, forse, era più adatta durante l’inverno : era chiusa e più calda, anche se buia e stretta.
Una grande tettoia, invece, con un lato aperto, era spaziosa, comoda e luminosa e sufficientemente riparata, sia dal sole estivo che dal freddo invernale.

Nei nuraghi più grandi e con villaggio intorno, è stata trovata una grande capanna circolare ( capanna delle riunioni ), dove si poteva stare tutti insieme a lavorare e a socializzare. Al centro della capanna, il grande focolare, e intorno, nel sedile lungo la parete, c’erano le persone : nella capanna si svolgeva la vita del villaggio, soprattutto d’inverno e quando pioveva.
C’erano principalmente, le donne e i bambini, ma a volte anche gli uomini, quando non avevano lavori fuori dal villaggio.

In estate, sia gli animali, sia gli uomini potevano vivere ( e vivevano ), fuori all’aperto. Nella camera del nuraghe ci si pressava il fieno, raccolto a maggio, per avere una riserva preziosa durante la lunga siccità estiva ( e in caso di incendi estesi ).

La camera del primo piano, invece, era ideale per le derrate alimentari della famiglia : cereali secchi, legumi, frutta secca, carne salata ed essiccata, formaggio, ecc.

La terrazza, sempre presente in tutti i Nuraghi, era accessibile tramite la scala elicoidale ( o di camera ), e aveva le funzioni già descritte.

martedì 24 giugno 2008

Caratteristiche termiche dei Nuraghi.

Tutti dicono, dappertutto, che nei Nuraghi non si poteva vivere, che era freddo, che era umido, che non si poteva accendere il fuoco, ecc. ecc.
Ma qualcuno ha mai misurato la temperatura e l’umidità dentro un nuraghe ?
Sono stati fatti studi, in proposito ? E confronti, con analoghi studi sulle “pinnette” ?
Oggi, quando si visita un Nuraghe, si ha una pessima impressione, e in effetti, non si può non concordare. I Nuraghi sono tutti svettati, ci piove dentro e sono pieni di spifferi.
Ma, quattromila anni fa, era veramente così ?
Vediamolo insieme.

Lo spessore dei muri, nei nuraghi, è di 4÷5 metri.
I motivi sono almeno due :
1) Per aumentare il peso e quindi la stabilità della tholos, soprattutto in fase costruttiva, con la possibilità di costruirla, a sbalzo, senza centina.
2) Lo spessore elevato è necessario per non gravare eccessivamente sulla fondazione.
3) L’elevato spessore rende il Nuraghe l’edificio con la maggiore inerzia termica, al mondo.
Significa che è l’edificio che conserva meglio di tutti gli altri, al suo interno, la temperatura costante. Significa che se si va a letto con una data temperatura, il mattino dopo essa è rimasta la stessa !
Al contrario delle case “moderne” o delle pinnette.

Infatti, in media, nel nuraghe ci potevano essere 19 °C. Con una porta di legno e con il calore generato dal metabolismo degli abitanti che vi dormivano, la temperatura poteva non scendere mai, d’inverno, al di sotto dei 16 °C e non salire mai, d’estate, al di sopra dei 23 °C.
Ci si poteva vivere, e bene, senza alcun riscaldamento.
Nelle rarissime volte in cui la temperatura, in Sardegna, scende sottozero, si può scaldare la “camera” con grandi bracieri. Basta pochissimo, per scaldare le pietre, e il calore resta per una settimana !

Senza contare che, ci si poteva vivere con gli animali, come nelle stalle dei secoli appena trascorsi. In Italia, fino al 1960, quando fuori c’era la neve e il gelo, la popolazione delle campagne viveva e lavorava nelle stalle, per stare al caldo. C’era, evidentemente, un concetto di .... puzza, assai diverso da quello odierno !
Una trentina di pecore ( temperatura corporea, a 39 °C ), appena al di sotto degli uomini che dormivano nel soppalco di legno e sui giacigli di fieno, poteva riscaldare il sonno e la vita dei nostri antenati.
Sempre meglio delle gelide pinnette ! 

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sabato 21 giugno 2008

Copertura delle capanne.

Non è stata trovata una sola capanna nuragica ancora intatta : manca sempre la copertura. Zervos segnalò, nel 1954, una capanna ( unica in Sardegna ), coperta a tholos, con pietre : ora è crollata, anch’essa.
I basamenti delle capanne sono sempre circolari, più o meno grandi. Lo spessore delle murature è anch’esso variabile, così come l’altezza residua.
Ma non è stata trovata nemmeno una capanna, ancora intatta.
Com’era allora, la copertura delle capanne ?
Si suppone di legno e paglia. Ma siamo sempre nel campo delle ipotesi, perché neanche il legno e le frasche si sono conservate.
E perché, allora, non potrebbe essere stata di pietra ? A cupola ogivale, come nei nuraghi ?
Quando si restaura un nuraghe o una capanna, si valuta il volume dei sassi crollati, per stabilire l’altezza delle torri o il tipo di copertura ? E se sono rimasti pochi sassi, si cerca dove sono finite le pietre, eventualmente, mancanti ?

Si crede, quasi sempre, che la copertura in pietra fosse “limitata” dallo spessore del muro circolare ( se troppo sottile ), o dal diametro della capanna ( se troppo grande ).
Sicuramente, per le capanne di piccolo diametro è possibile la copertura in pietra. Ma è possibile anche per quelle di diametro più grande : è sufficiente, per la stabilità, costruire la cupola con un’altezza superiore al diametro.
( Un po’ come nei nuraghi, anche se qui il principio di funzionamento è completamente diverso ).
Anche se la stabilità delle cupole, al contrario delle ogive dei Nuraghi, diminuisce con l’aumentare delle dimensioni. Le pietre, soprattutto quelle non squadrate, sono instabili in tutti i muri a secco : la spinta orizzontale della cupola, viene contrastata dall’attrito tra i conci. Ma se aumenta il diametro della capanna, l’attrito non è più sufficiente : ecco che allora aumenta il rischio di crollo.


La cupola è il risultato di una sperimentazione che è durata millenni e che è stata fatta contemporaneamente dai più disparati popoli, in paesi diversi.

Secondo me. la copertura delle capanne era inizialmente di pietra : è molto più probabile, per i motivi che ho già detto : mancanza di attrezzi per lavorare il legname, e rischio incendi. Successivamente, verso la fine dell’età nuragica, il pietrame della copertura ( spesso crollata ), è stato riutilizzato per nuove costruzioni, e la copertura stessa è stata realizzata di legno.


Il riutilizzo delle pietre è documentato : per esempio, a Genna Maria di Villanovaforru è stata trovata una parte del villaggio costruita sopra gli antemurali, segno evidente che la funzione delle costruzioni nuragiche stava esaurendosi.

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giovedì 19 giugno 2008

Villaggi nuragici.

Ugas, nel libro “ L’alba dei nuraghi “, dice che sono stati trovati appena un’ottantina di villaggi, nel Bronzo medio.
Molti, nel Nord Sardegna, erano tafoni o ripari sotto roccia. Quindi con pochissimi abitanti.
Non si conosce la consistenza abitativa dei villaggi. Sono stati scavati solo due o tre villaggi : le case sembrano costituite da una base muraria, con pietre piccole.
Si suppone una copertura lignea.
In genere sono villaggi piccoli e piccolissimi.
Nelle pianure (del Sud, soprattutto ) prevalgono i villaggi costruiti con mattoni crudi, essiccati al sole, e fabbricati con fango e paglia.
Prevalgono rispetto ai Nuraghi, soprattutto nel Bronzo recente : ciò significa che, a causa della mancanza di pietre, i nuragici si sono adattati ai villaggi. Nessuna opera difensiva.
Per fare un calcolo di massima, supponendo un numero medio di 30÷50 abitanti, la popolazione dei villaggi della Sardegna era di circa 3.000 persone. Non vi sembrano pochi ?
Dove vivevano, allora, le decine o centinaia di migliaia di abitanti ipotizzati?

Poi Ugas passa alle ipotesi :
- Suppone che le 506 Tombe di giganti conosciute, siano state al servizio di altrettanti villaggi (cosa ragionevole).
- Siccome le Tombe si trovano quasi tutte al Centro-Nord, suppone che ce ne siano altrettante al Centro-Sud (cosa opinabile, ma ancora possibile).

Ma i villaggi non sono stati trovati.

E i circa 2000 villaggi, ipotizzati in totale da Ugas, sono contemporanei ? Oppure venivano costruiti e poi, qualche volta, abbandonati ? Una tribù nomade, poteva costruire decine di villaggi, nel corso di una sola generazione. I villaggi potevano essere costruiti in poco tempo (tre÷cinque giorni), e se non erano più adatti, venivano abbandonati.

Ma i villaggi non sono stati trovati.
La Sardegna , nelle zone interne, è rimasta come tremila anni fa : se i villaggi non sono stati trovati, significa che non ci sono, e che i Nuragici non vivevano nei villaggi.

Ma sono stati trovati 8000 nuraghi !

La mia opinione è, invece, che le 506 Tombe di giganti trovate, siano state al servizio, non di villaggi di capanne, ma dei “villaggi diffusi”, costituiti da raggruppamenti di 30÷40 nuraghi, i cui abitanti erano legati da forti vincoli di amicizia e di parentela.
Inoltre, secondo Lilliu, la maggior parte dei villaggi presenti in Sardegna, sembrerebbero sorti dopo il XII secolo a.C., quando ormai l’Isola era satura di nuraghi e i nuraghi stessi non si costruivano più.  Allora la popolazione si è riunita nei villaggi, ed è iniziato lo sviluppo dell’agricoltura, per far fronte alla notevole richiesta di cibo. Ormai siamo verso il Bronzo finale, quindi c’era una maggior diffusione di attrezzi da lavoro, in metallo.
Perciò, la popolazione della Sardegna, fino a questo periodo, è vissuta nei Nuraghi, secondo le ipotesi da me illustrate in precedenza.

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martedì 17 giugno 2008

Capanne o Nuraghi ?

“Si racconta” che le capanne nuragiche fossero costituite da un basamento circolare di pietra e coperte con legno e strame.
Esaminiamo i pro e i contro delle capanne.

Vantaggi, per le capanne ( il contrario, per i Nuraghi ) :
a) semplicità di costruzione;
b) breve tempo necessario, per costruirle;
c) possibilità di costruirle dove si vuole.


Svantaggi, per le capanne ( il contrario, per i Nuraghi ) :
a) scarso isolamento termico, con elevato rischio di malattie e con notevole disagio abitativo
b) sicurezza : zero
c) rischio elevato di incendio : sia interno, a causa del fuoco sempre acceso ; sia esterno, a causa degli incendi estivi;
d) precarietà e deperibilità : necessitano di continua manutenzione e/o ricostruzione;
e) scarsa resistenza al vento forte di maestrale;
f) impossibilità di buona conservazione delle derrate;
g) le termiti, presenti in Sardegna, le riducevano in polvere, dopo pochi anni.



Le capanne sono ripari, non case per viverci.
Le capanne sono adatte a chi vive di caccia e di raccolta, e non conserva nulla.

Il grano non può essere conservato in una capanna :
a) giare di grandi dimensioni non sono state trovate e non c'era spazio.
b) Come era protetto dai topi e dalle formiche ?

Lo stesso vale per il formaggio : in una capanna, tra le frasche, a 40°C all’ombra, con il profumo che emana, come si può difenderlo dai predatori ? (mosche e mosconi, con relative larve ; formiche, topi, ecc.)
E dal caldo ?
Adesso è facile, con le case che hanno porte e finestre, con le celle frigorifere a temperatura costante : ma, allora?

Il Nuraghe, dopo 3500 anni è sempre lì.
Un Nuraghe è per sempre !


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domenica 15 giugno 2008

Capanne, per viverci.

Le capanne per viverci dovevano essere spaziose : le Domus ce le raffigurano rettangolari, ampie e comode.
Perché le capanne nuragiche sono piccole e rotonde ?
Con il legname, si potevano fare case rettangolari grandissime. Forti e robuste, con spazi grandi decine di metri.
Perché non le hanno fatte ?

Ci voleva lo stesso lavoro per fare sia una “pinnetta”, stretta, scomoda e buia, che una “casa” ampia, spaziosa, comoda e luminosa.
Perché non le hanno fatte ?
Un motivo molto importante doveva esserci.
Con le foreste secolari di allora, non mancava certo il legname ! Con le travi di legno, per la copertura, si poteva fare una casa larga oltre 10 metri, e lunga anche venti o più, in base alle necessità.
Oltre 200 metri quadrati, contro i 10÷20 delle capanne più grandi !
Perché non le hanno fatte ?

I motivi possono essere vari, a seconda dei tempi.
Nel Neolitico, non potevano costruire case di legno, per mancanza di attrezzi : come si fa a tagliare gli alberi, senza un’accetta ? Con l’ossidiana ? Oppure con i sassi ?

Nel periodo nuragico, gli attrezzi c’erano, ma hanno costruito case di pietra, con copertura di pietra : il motivo era il fuoco.

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giovedì 12 giugno 2008

Capanne e temperatura.

La temperatura dell’ambiente in cui ci si muove condiziona fortemente la qualità della vita. Soprattutto quella del semestre freddo.
D’inverno, con i termosifoni accesi, non immaginiamo neanche lontanamente quale potesse essere la vita degli uomini preistorici, che si svolgeva principalmente all’aperto.
Il problema era duplice : di giorno, se pioveva e c’era vento e neve, ma soprattutto di notte, nella “capanna-dormitorio”, senza alcun riscaldamento.
Quando soffiava il vento, così frequente nella stagione fredda, le capanne non offrivano alcun riparo confortevole : dalla porta entravano spifferi micidiali, che la copertura di legno e paglia non mitigava affatto. Praticamente la capanna era a temperatura ambiente, assai vicina allo zero, spesso al di sotto ( i nuraghi sono molto diffusi in collina, tra i 200 e i 700 metri ). A 0 °C, con il vento a 50 km/ora ( nemmeno tanto forte) la temperatura percepita dall’uomo passa a - 18 °C !! ( Guido Caroselli – Tempo, vita e salute. Garzanti, 2002 )
Se l’abitazione non è stagna, si rischiano polmoniti e congelamento, ogni notte.
Il nostro “homo nuragicus” avrà provato a costruire muri più spessi, a ricoprire le frasche di terra. Sigillare le porte con le pelli non poteva, perché doveva anche respirare !
Credo che a forza di aggiungere spessore al muro, avrà capito che si viveva meglio .... nelle grotte !

L’uomo preistorico, sulla base della propria esperienza, avrà capito che, se non voleva estinguersi, doveva trovare un rimedio definitivo : il Nuraghe.

mercoledì 11 giugno 2008

Capanne nuragiche.

Erano costruite con un muro circolare, in pietra. La copertura era formata da un’intelaiatura con pali di legno ; la chiusura con frasche, paglia e terra.
Con il vento entravano spifferi micidiali.
Dentro, il fuoco doveva essere sempre acceso : al centro, nella zona più alta, di giorno e di notte. Poiché tutte le capanne avevano un diametro compreso tra tre e cinque metri, intorno al focolare rimaneva uno spazio fruibile di poco più di un metro : non certo sufficiente per tenerci i giacigli per la notte.
Altrimenti, i letti fatti di paglia, lana, e pelli, sarebbero bruciati tre volte al giorno !
Perciò, a dormire si doveva andare in un’altra capanna, al freddo, all’umido e al gelo.
Nei villaggi scavati, come per esempio a Barumini, si osserva che le capanne sono riunite in isolati : 3÷4 o più capanne che si affacciano su un cortile interno, ognuno di pertinenza di un gruppo familiare.
Questo significa che ogni capanna dell’isolato aveva una destinazione d’uso diversa dalle altre : una capanna-giorno, con il fuoco sempre acceso ; una o due capanne-notte, per dormire ; una capanna per le derrate e provviste ; ecc.


C’è qualcuno che ha ricostruito le capanne e ci ha vissuto, d’inverno, per almeno un mese ? Con una famiglia di 10 persone ?

Buie, esposte al caldo d’estate, e al freddo, d’inverno.
E con il vento entravano spifferi micidiali : l’Isola è sempre ventosa, per cui, la temperatura percepita è di dieci gradi inferiore a quella misurata.
La porta doveva essere in posizione riparata dai venti dominanti ( Sud-Est ), e le pareti dovevano essere ben isolate.
Nelle pianure del Sud, in mancanza di sassi, le pareti erano fatte con mattoni di argilla seccati al sole. Nel Campidano, la tecnica di costruzione di case con mattoni crudi, è molto antica.

“Si racconta” che gli abitanti della Sardegna preistorica, vivessero in capanne circolari, con il tetto di legno e strame. Questo pare sia stato desunto, osservando l’interno delle Domus, dove nelle pareti e sul soffitto sono scolpiti travi e travetti tipici della copertura di capanne lignee.
Come mai, allora, mentre le Domus ci svelano capanne in massima parte rettangolari, le abitazioni preistoriche si presumono ( e i resti di murature lo confermano ), quasi sempre circolari ?

E i villaggi, dove sono ?

1. Capanne nuragiche.
2. Villaggi nuragici.
3. Capanne e temperatura.
4. Caratteristiche termiche dei Nuraghi.
5. Il Nuraghe Bioclimatico.
6. Capanne per viverci.
7. Copertura delle capanne.
8. Capanne o Nuraghi ?
9. Capanna delle riunioni.
10. Capanna con bacile.


 

lunedì 9 giugno 2008

La strada della morte.

Tre incidenti mortali, in pochi giorni, hanno portato alla ribalta la strada che unisce Sassari con il porto di Olbia.
Incidenti che hanno causato la morte di sette persone, non per colpa della strada, ( come dicono certi giornalisti, un po’ superficiali ) ma per “errori umani”, come oggi si dice con un eufemismo.
Un camion che sbanda e invade la corsia opposta, investe e uccide tre fratelli, ignari e innocenti, colpevoli solo di trovarsi sulla traiettoria del furgone impazzito.
Ma il camion perché è sbandato ? Se non per distrazione del conducente, e/o per eccesso di velocità ?

Due ragazzi che tornano dall’aeroporto, sotto la pioggia, sbandano e invadono la corsia opposta ( il copione si ripete ), dove sopraggiunge un’altra auto che li uccide.
Ma perché è sbandata l’auto, se non per distrazione del conducente, e/o per velocità troppo elevata ?
Non certo per colpa della pioggia, né della strada.

Dispiace, quando muore qualcuno, ma ciò dovrebbe insegnarci la prudenza.
E invece, fra un mese, nessuno ci penserà più.
E continuerà a correre. E a morire.

Sassari-Olbia.

La maggior parte delle merci, da e per la Sardegna, passano attraverso il porto di Olbia.
Da lì, ogni volta che arriva una nave, partono file interminabili di TIR verso tutte le città sarde.
Da Olbia verso Sassari, fino al bivio per Cagliari, è sicuramente la strada con la più alta densità di camion, di tutta la Sardegna.

La strada, quasi tutta nuova e appena finita di costruire, si ritrova ad essere fortemente inadeguata al traffico delle merci. E d’estate, con le migliaia di auto dei turisti, mostra tutte le sue manchevolezze.
E’ necessario raddoppiarla, al più presto, per permettere un traffico più agevole e sicuro.

Ma sarebbe ora che nascesse una vera strada, come non ne esiste, in Sardegna : una strada per il futuro, una strada per sempre.

Ma non illudiamoci : la nuova strada non impedirà ai guidatori incoscienti di continuare a correre, e a uccidere e a morire. Gli incidenti si evitano in un altro modo.


Inoltre si potrebbe approfittare dell’occasione per fare un’autostrada che produca energia elettrica, solare e rinnovabile.
Come ho già spiegato, con 100 km di strada a 4 corsie, coperta con pannelli solari, si produrrebbero :
3 MW x 100 = 300 MW di potenza

300 MW x 1200 ore = 360 GWH all’anno
di corrente elettrica. Il 20% dell’energia consumata in Sardegna, per usi residenziali.

venerdì 6 giugno 2008

Centrali nucleari.

Ogni volta che cambia il governo, si ritorna a parlare di centrali nucleari. E i nostri politici, appena diventano ministri, fanno a gara, tra chi la spara più grossa.
E dimostrano un grado di informazione che è pari al loro interesse verso i problemi del Paese.
Dicono che le centrali nucleari costano meno, sono sicure, permettono di produrre energia a basso costo, ecc.

Nessuno al mondo, ( tranne l’IRAN, ma per altri scopi ), costruisce centrali nucleari, da oltre vent’anni.

Perché costano il triplo, perché l’energia prodotta costa il doppio di quella ottenuta dalle centrali a turbogas ( che è la più cara !), perché non attenuano la nostra dipendenza dall’estero, perché sono potenzialmente catastrofiche.
Tutto questo senza considerare il costo di smantellamento, che non viene calcolato.
Lo Stato costruisce la centrale, con i soldi nostri, l’impresa ci guadagna, e i rifiuti restano allo Stato, che li dovrà gestire sempre con i nostri soldi !
Chi non è capace di fare impresa, in queste condizioni ?

Senza contare che non si sa dove mettere le scorie, e che le scorie stesse vanno sorvegliate militarmente, per milioni di anni !
Con un costo che non viene calcolato.

Senza contare che a Cernobyl, una regione grande come metà Sardegna, è stata sgomberata dagli abitanti ed è ancora deserta. Questa stessa catastrofe, secondo alcuni recenti studi, avrebbe causato almeno mezzo milione di morti.

Ci possiamo permettere tutto ciò ?